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  • L' importanza di esternalizzare le attività burocratiche: un vantaggio competitivo per i commercialisti

    Nel contesto attuale, caratterizzato da normative in continua evoluzione e da una crescente complessità burocratica, i commercialisti si trovano spesso a dover gestire un carico di lavoro significativo legato a pratiche amministrative e adempimenti obbligatori. Questa situazione può compromettere il tempo e le risorse da dedicare alle attività strategiche, come la consulenza fiscale e finanziaria, che rappresentano il cuore del valore offerto ai clienti. Per affrontare questa sfida, esternalizzare alcune attività burocratiche a un'agenzia di disbrigo pratiche specializzata può essere una soluzione strategica. Scopriamo insieme i vantaggi di questa scelta. 1. Ottimizzazione del tempo Delegare adempimenti burocratici, come il rilascio di certificati, la gestione di pratiche amministrative o la risoluzione di questioni complesse legate a enti pubblici, consente al commercialista di concentrarsi su ciò che sa fare meglio: assistere i clienti in ambiti strategici e creare valore. 2. Riduzione dei costi operativi Esternalizzare permette di risparmiare su costi legati al personale interno, alla formazione e agli strumenti necessari per gestire direttamente determinate pratiche. Un’agenzia specializzata dispone già delle competenze e delle risorse necessarie per svolgere le attività in modo rapido ed efficace. 3. Maggiore precisione e conformità normativa Le agenzie di disbrigo pratiche sono aggiornate costantemente sulle normative in vigore, riducendo il rischio di errori o ritardi. Questo aspetto è particolarmente importante per i commercialisti, che devono garantire ai propri clienti un’assoluta affidabilità nella gestione degli adempimenti. 4. Aumento della soddisfazione dei clienti Un servizio più efficiente e focalizzato migliora la relazione con i clienti. Delegando le attività burocratiche, il commercialista può offrire un supporto più rapido, personalizzato e di maggiore valore strategico, conquistando la fiducia e la fedeltà del cliente. 5. Flessibilità operativa La collaborazione con un' agenzia di disbrigo pratiche consente di gestire con flessibilità i picchi di lavoro, come quelli legati alle scadenze fiscali, senza dover sovraccaricare il personale interno o rinunciare a nuove opportunità di business. Conclusione Per un commercialista, scegliere di esternalizzare alcune attività burocratiche significa non solo alleggerire il carico di lavoro, ma anche migliorare la qualità del servizio offerto ai clienti. Un partner affidabile, come un' agenzia specializzata, diventa un alleato prezioso per garantire efficienza, puntualità e conformità normativa, consentendo al professionista di concentrarsi sul proprio core business. Investire in questa soluzione non è solo una scelta tattica, ma una strategia vincente per rimanere competitivi in un mercato sempre più esigente. Se sei un commercialista e vuoi semplificare la tua gestione burocratica, affidati a Team Service Frattamaggiore, il tuo partner di fiducia per un supporto rapido ed efficiente!

  • PEC obbligatoria da luglio, il governo si digitalizza

    Il prossimo 6 luglio segna un’importante svolta per le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione, grazie all’entrata in vigore dell’obbligatorietà della PEC (Posta Elettronica Certificata) per determinati aspetti. Il governo ha preso l’iniziativa di accelerare il processo di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e dei rapporti con i cittadini, adottando misure volte a rendere la Posta elettronica certificata (PEC) obbligatoria e introducendo l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (Inad). Questo nuovo sistema permetterà a chiunque, iniziando dalla Pubblica Amministrazione, di accedere e ricercare l’indirizzo di posta elettronica certificata di ogni singolo cittadino utilizzando il codice fiscale. Tale iniziativa consentirà alle autorità di inviare comunicazioni ufficiali di qualsiasi natura, dotate di validità legale, ai cittadini attraverso la modalità elettronica. Cos’è l’INAD – Indice Nazionale dei Domicili Digitali L’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD) è un registro pubblico contenente gli indirizzi digitali designati come domicilio eletto per le comunicazioni ufficiali con la Pubblica Amministrazione. L’INAD è stato sviluppato grazie alla collaborazione tra Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Infocamere, la società delle Camere di Commercio per l’innovazione digitale, che ha realizzato la piattaforma. Agid ha già consentito a tutti i cittadini di registrare il proprio domicilio digitale, simile a un indirizzo di Posta Elettronica Certificata (PEC), dove poter ricevere tutte le comunicazioni ufficiali della Pubblica Amministrazione tramite l’INAD. Sarà disponibile tutto l’anno, ad eccezione di una sospensione di 1 ora giornaliera tra mezzanotte e l’1:00, al fine di consentire l’aggiornamento del sistema. Inoltre, per garantire la manutenzione dell’infrastruttura, potrebbero essere stabiliti periodi di interruzione programmata, previa comunicazione tempestiva. Ci sono numerosi vantaggi sia per i cittadini che per la Pubblica Amministrazione: i cittadini avranno un unico punto di ricezione in tempo reale di tutte le comunicazioni ufficiali provenienti dalla Pubblica Amministrazione, semplificando così il processo. Allo stesso tempo, la Pubblica Amministrazione beneficerà di un notevole impatto positivo sull’ambiente, riducendo l’uso di supporti cartacei e promuovendo una maggiore efficienza nella gestione delle comunicazioni. Complessivamente, l’obbligatorietà della PEC e l’introduzione di sistemi come l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD) promuovono l’efficienza, la trasparenza e la modernizzazione delle comunicazioni tra cittadini e Pubblica Amministrazione, semplificando i processi burocratici e migliorando l’accessibilità dei servizi pubblici. Il valore della PEC e i benefici del sistema La Posta Elettronica Certificata (PEC) ha un valore significativo nel contesto della digitalizzazione delle comunicazioni ufficiali. I suoi benefici sono molteplici: Valore legale: la PEC ha un valore legale equiparato a quello della raccomandata con ricevuta di ritorno. Ciò significa che le comunicazioni inviate tramite PEC hanno validità giuridica, offrendo sicurezza e certezza giuridica sia per il mittente che per il destinatario; Tracciabilità: le comunicazioni inviate tramite PEC sono tracciate e archiviate, consentendo di avere una prova certa dell’invio e della ricezione dei messaggi. Ciò può essere particolarmente utile in caso di controversie legali o per fornire evidenze di comunicazioni avvenute; Risparmio di tempo e costi: l’utilizzo della posta elettronica certificata riduce il tempo e i costi associati all’invio di comunicazioni cartacee. Eliminando la necessità di stampare, imbustare e spedire documenti fisici, si ottiene una maggiore efficienza e una significativa riduzione dei costi di spedizione; Sicurezza delle comunicazioni: la PEC offre un elevato livello di sicurezza grazie all’utilizzo di algoritmi crittografici per la cifratura dei messaggi. Ciò protegge le informazioni riservate e personali durante la trasmissione, riducendo il rischio di accessi non autorizzati; Accessibilità e velocità: la PEC consente una comunicazione immediata e istantanea, superando i ritardi e i tempi di consegna associati alle comunicazioni cartacee tradizionali. I documenti possono essere inviati e ricevuti istantaneamente, consentendo una maggiore tempestività nelle interazioni con la Pubblica Amministrazione; Sostenibilità ambientale: l’utilizzo della PEC riduce l’impatto ambientale associato all’utilizzo di carta, inchiostro e spedizioni fisiche. La transizione verso una comunicazione digitale favorisce la sostenibilità e la tutela dell’ambiente, contribuendo alla riduzione dell’impronta ecologica. Come registrare una PEC su INAD La transizione verso il digitale può sembrare spaventosa per alcuni, soprattutto per alcune fasce d’età meno avvezze alla tecnologia. Tuttavia, i vantaggi offerti da questa nuova disposizione sono evidenti. Per registrare il proprio indirizzo PEC, basta accedere al sito domiciliodigitale.gov.it e selezionare “Attiva il tuo Domicilio”. È consigliabile anticipare il procedimento per evitare affollamenti al momento dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà. La sezione “Attiva il tuo Domicilio” richiederà una verifica dell’identità dell’utente, che avverrà attraverso il sistema Spid, ancora in funzione nonostante le recenti conferme governative. In alternativa, si può utilizzare il sistema Cie o Cns per la registrazione. Una volta completati questi passaggi, sarà necessario indicare l’indirizzo di PEC, che diventerà il domicilio digitale ufficiale. La registrazione nel registro permetterà alla Pubblica Amministrazione di verificare la presenza di un codice specifico prima dell’invio di qualsiasi comunicazione, preferendo il formato digitale al cartaceo, più lento e costoso. Come si attiva una casella di Posta Elettronica Certificata Per attivare una Posta Elettronica Certificata (PEC), è necessario seguire i seguenti passaggi: Scegliere un provider di servizi di PEC: esistono diversi fornitori di servizi di PEC, sia pubblici che privati come ad esempio Team Service. È importante selezionare un provider affidabile e autorizzato; Richiedere la PEC: una volta scelto il provider, sarà necessario compilare un modulo di richiesta fornendo le informazioni personali richieste, come nome, indirizzo, codice fiscale e altri dettagli pertinenti. Alcuni provider potrebbero richiedere la presentazione di documenti di identità o certificati aggiuntivi; Firma del contratto: dopo aver inviato la richiesta, potrebbe essere richiesto di firmare un contratto o accettare i termini e le condizioni del provider di servizi di PEC. È importante leggere attentamente e comprendere le clausole contrattuali prima di procedere; Verifica dell’identità: alcuni provider richiedono una verifica dell’identità per garantire l’autenticità delle informazioni fornite. Questa verifica può avvenire tramite la presentazione di documenti di identità o attraverso un processo di video-identificazione; Configurazione e accesso: una volta completati i passaggi precedenti e ottenuta la PEC, sarà necessario configurare l’account seguendo le istruzioni del provider. Saranno forniti un indirizzo di posta elettronica certificata e le credenziali di accesso (username e password); Utilizzo: a questo punto, la PEC è attiva e pronta per essere utilizzata per l’invio e la ricezione di comunicazioni ufficiali. È importante conservare le credenziali di accesso in modo sicuro e utilizzare la PEC in conformità con le leggi e le regolamentazioni in vigore. E’ possibile attivare la tua casella PEC presso i centri Team Service munito di documento di identità e tessera sanitaria in corso di validità, oppure si può effettuare l’attivazione in modalità completamente online utilizzando la propria firma digitale.

  • Patronati e Avvocati: Costi e Servizi, Cosa Sapere e Come Comportarsi

    I patronati e gli avvocati svolgono un ruolo cruciale nell’aiutare i cittadini a risolvere questioni di natura lavorativa e previdenziale. Mentre i patronati offrono servizi spesso gratuiti, ci sono situazioni in cui è necessario l’intervento di un avvocato, con costi associati. In questo articolo, esploreremo cosa fanno gli avvocati dei patronati, quanto possono costare i loro servizi e come funziona la liquidazione delle spese legali. Il ruolo dei patronati I patronati sono organizzazioni che forniscono assistenza e consulenza ai cittadini in materia di lavoro e previdenza sociale. Molti spesso, i termini “patronati” e “Caf” vengono usati in modo intercambiabile, ma esistono differenze tra le due entità. I patronati lavorano a stretto contatto con i cittadini per risolvere questioni relative ai contributi previdenziali, al TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e a controversie con enti come l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). Quando è necessario l’avvocato Mentre i patronati possono gestire molte questioni amministrative, ci sono situazioni in cui è essenziale coinvolgere un avvocato. Questi casi includono dispute di natura lavorativa in cui il datore di lavoro non adempie agli obblighi previdenziali, controversie sul TFR e contenziosi con l’INPS riguardanti invalidità o altre prestazioni non erogate correttamente. Queste questioni spesso richiedono una soluzione giudiziaria, e l’assistenza di un avvocato diventa indispensabile. Costi degli avvocati dei patronati Quando i patronati offrono servizi ai cittadini, il loro finanziamento proviene dallo Stato, che riconosce un compenso per le attività svolte. Questi importi variano generalmente da 35 a 175 euro, a seconda delle circostanze specifiche. Tuttavia, quando si richiede l’assistenza di un avvocato, i costi sono a carico del cittadino. Il costo di un avvocato può variare notevolmente in base alla complessità del caso. Prima di incaricare un avvocato, è fondamentale ottenere un preventivo scritto dettagliato, specificando ogni singola attività che l’avvocato svolgerà e il prezzo corrispondente. In alcuni casi, i patronati hanno accordi tariffari predefiniti con gli avvocati, semplificando il processo di determinazione dei costi. Liquidazione delle spese legali In caso di controversie legali, un giudice può stabilire l’onorario dell’avvocato. Tuttavia, questo importo potrebbe essere inferiore a quanto concordato tra l’avvocato e il cliente. In tale situazione, il cittadino sarà tenuto a coprire la differenza tra l’onorario concordato e l’importo stabilito dal giudice. Ad esempio, se l’avvocato ha pattuito un compenso di 1.000 euro e il giudice stabilisce che la parte soccombente deve pagare spese legali per 800 euro, il cliente dovrà versare la differenza di 200 euro. In conclusione, i patronati svolgono un ruolo prezioso nell’assistenza ai cittadini per risolvere questioni lavorative e previdenziali. Quando si rende necessario l’intervento di un avvocato, è importante comprendere i costi associati e garantire una chiara comunicazione e accordi con l’avvocato prima di procedere. La liquidazione delle spese legali da parte del giudice può comportare ulteriori considerazioni finanziarie per il cliente, quindi è essenziale essere preparati a questo aspetto quando si intraprende una causa legale. Il ruolo dei patronati nell’assistenza legale I patronati svolgono un ruolo fondamentale nell’assistenza legale fornita ai cittadini. Non solo forniscono consulenza e supporto nella gestione delle pratiche burocratiche, ma anche nella selezione di avvocati specializzati. Questa collaborazione tra patronati e avvocati garantisce ai cittadini un accesso più agevole alla giustizia, riducendo la complessità e le sfide legate alle dispute legali. Tipi di casi affidati agli avvocati dei patronati Gli avvocati dei patronati sono competenti in una vasta gamma di questioni legali. Oltre alle questioni previdenziali e lavorative menzionate in precedenza, possono assistere i cittadini in situazioni di contenzioso con l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), questioni di licenziamento ingiusto e discriminazione sul luogo di lavoro, nonché questioni di diritto delle pensioni. La loro esperienza e competenza rendono gli avvocati dei patronati risorse preziose per chiunque si trovi ad affrontare questioni legali in queste aree. La collaborazione tra patronati, avvocati e giudici La collaborazione tra patronati, avvocati e giudici è essenziale per garantire una soluzione efficace e giusta per i casi legali. I patronati, grazie alla loro conoscenza delle leggi previdenziali e lavorative, possono preparare i casi in modo completo prima di passarli agli avvocati. Gli avvocati, a loro volta, rappresentano i cittadini in tribunale e difendono i loro interessi. I giudici, nel determinare le spese legali e le sentenze, giocano un ruolo cruciale nel garantire un equo accesso alla giustizia. L’importanza dell’informazione preventiva Infine, è fondamentale sottolineare l’importanza dell’informazione preventiva per i cittadini. Prima di intraprendere azioni legali o cercare assistenza da parte di un patronato o di un avvocato, è consigliabile cercare di comprendere appieno i propri diritti e le opzioni disponibili. L’informazione preventiva può contribuire a evitare dispute legali inutili e a ottimizzare la gestione dei casi. In conclusione, la collaborazione tra patronati e avvocati offre una rete di supporto essenziale per i cittadini che affrontano questioni legali in ambito previdenziale e lavorativo. Comprendere i costi associati e i ruoli di ciascuna parte può aiutare i cittadini a prendere decisioni informate quando si tratta di risolvere questioni legali complesse.

  • Conosci meglio cos'è lo SPID

    Fonte : sito del governo Cosa devo fare per ottenere SPID? Puoi rivolgerti a uno dei gestori di identità digitale accreditati dall’Agenzia per l’Italia Digitale e reperibili alla pagina Come attivare SPID insieme a tutte le informazioni sulle diverse modalità di riconoscimento attive. Ci sono varie modalità per richiedere SPID: - di persona presso gli uffici dei gestori di identità digitale (identity provider); - via webcam con operatore messo a disposizione dal provider o con un selfie audio-video insieme al versamento di un bonifico bancario (una cifra simbolica utile alla sola verifica dell’identità); - con Carta d'Identità Elettronica (CIE) o passaporto elettronico, identificandoti attraverso le app dei gestori scaricabili dagli store; - con CIE, Carta Nazionale dei Servizi (CNS) - è possibile usare anche la tessera sanitaria - o firma digitale con l’ausilio di un lettore (ad esempio la smart card) e del relativo pin. Esistono modalità di attivazione gratuite o a pagamento che è bene conoscere prima di scegliere il gestore. Una volta ottenuto, l’utilizzo di SPID per il cittadino è gratuito: nessun costo o canone ti verrà richiesto. Team service Frattamaggiore è abilitata a gestire lo SPID lo gestiamo e lo consegnamo in sede in pochi minuti Che documenti servono Per ottenere SPID hai bisogno di un documento di riconoscimento italiano (carta di identità, passaporto, patente) in corso di validità, della tessera sanitaria o del tesserino del codice fiscale (oppure dei rispettivi certificati di attribuzione), di un indirizzo e-mail e di un cellulare ad uso personale.Non è necessario che l’indirizzo e-mail e il numero di cellulare siano intestati alla persona che richiede SPID ma devono rappresentare, anche per le verifiche di sicurezza, strumenti di utilizzo strettamente personale. Pertanto, per ogni identità SPID intestata a persona diversa bisogna utilizzare un numero di telefono e indirizzo e-mail differente. Inoltre, ti sconsigliamo di utilizzare indirizzi e-mail e numeri di telefono di lavoro, in quanto la perdita di accesso a tali strumenti (ad esempio con il termine di un rapporto di lavoro) può comportare problemi nell’utilizzo di SPID. Come accedo con SPID ai servizi online? L’accesso ai servizi è possibile ogni volta che, su un sito o un’app di servizi, è presente il pulsante “Entra con SPID”. L’accesso ai servizi è sicuro e protetto, anche grazie ad ulteriori verifiche di sicurezza, come ad esempio l’invio di una password temporanea (la cosiddetta OTP - one time password) in fase di autenticazione.

  • Dichiarazione Redditi modello 730 per il 2023

    Dichiarazione dei redditi: modello 730/2023 Via alla stagione della dichiarazione dei redditi 2023 con il modello 730 e Redditi PF messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate a partire dal 2 Maggio. Il modello precompilato è stato messo a disposizione online dall’Agenzia delle entrate a partire dal 2 maggio, mentre l’invio può essere effettuato dall’ 11 maggio. Che cos’è il modello 730? Il modello 730 è un modulo fiscale utilizzato in Italia per la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche. È un documento che consente ai contribuenti di comunicare all’Agenzia delle Entrate i propri redditi, le spese detraibili, le detrazioni fiscali e altre informazioni rilevanti per calcolare l’imposta sul reddito. Il modello 730 semplifica il processo di dichiarazione dei redditi per i contribuenti, in quanto viene precompilato dall’Agenzia delle Entrate con alcune informazioni già disponibili, come i dati dei redditi da lavoro dipendente, quelli relativi alle pensioni e alle ritenute d’acconto. Il contribuente può quindi controllare le informazioni precompilate, apportare eventuali modifiche o integrazioni e presentare la dichiarazione. Il modello 730 può essere utilizzato da lavoratori dipendenti, pensionati e da altri soggetti che percepiscono redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente. È particolarmente utilizzato da coloro che non esercitano attività di impresa, arti o professioni. È importante sottolineare che il modello 730 può essere presentato solo se il contribuente soddisfa determinati requisiti e non ha altre tipologie di reddito o particolari situazioni fiscali complesse. In caso contrario, potrebbe essere necessario presentare la dichiarazione dei redditi utilizzando il modello Unico. Chi può richiedere il modello 730? Il modello 730 può essere richiesto e utilizzato dai seguenti soggetti: Lavoratori dipendenti: coloro che percepiscono redditi da lavoro dipendente, ad esempio, stipendi, salari, tredicesima e quattordicesima mensilità, bonus, etc. Pensionati: coloro che percepiscono redditi da pensione, inclusi quelli derivanti da pensioni INPS, ENASARCO, pensioni estere, ecc. Soggetti che percepiscono redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente: questo include redditi come quelli derivanti da collaborazioni occasionali, contratti di lavoro a progetto, contratti di somministrazione di lavoro, etc. Soggetti che hanno percepito esclusivamente redditi di lavoro dipendente e pensione. Soggetti che hanno percepito redditi da lavoro autonomo non esercitando attività di impresa, arti o professioni. Soggetti che hanno percepito esclusivamente redditi agrari e redditi assimilati. È importante tenere presente che il modello 730 precompilato può essere utilizzato solo se il contribuente non ha particolari situazioni fiscali complesse o altre tipologie di reddito che richiedono la presentazione del modello Unico. Quali sono i documenti necessari per presentare il 730? Per presentare il modello 730, solitamente sono necessari i seguenti documenti: CUD (Certificazione Unica dei redditi): È un documento fornito dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale che certifica i redditi percepiti nell’anno precedente. Documenti relativi ad eventuali altri redditi: Se hai percepito redditi diversi da quelli da lavoro dipendente, dovrai presentare i documenti che ne attestano l’esistenza e l’ammontare. Ad esempio, se hai redditi da lavoro autonomo, dovrai presentare le fatture emesse o altri documenti contabili. Certificazioni dei redditi da pensione: Se sei pensionato, dovrai fornire i documenti che attestano i tuoi redditi da pensione. Certificazioni dei redditi da immobili: Se possiedi immobili e hai percepito redditi da locazione o da affitti, dovrai presentare i documenti che ne attestano l’ammontare. Documenti relativi a spese detraibili o deducibili: Se hai sostenuto spese che possono essere detratte o dedotte dalle tasse, come ad esempio spese mediche o interessi passivi sui mutui, dovrai presentare i documenti che ne comprovano l’importo. Certificazioni di contributi previdenziali e assistenziali: Se hai versato contributi previdenziali o assistenziali, dovrai presentare i documenti che ne certificano l’importo. Altri documenti: Potrebbero essere richiesti ulteriori documenti in base alla tua situazione personale. Ad esempio, se hai figli a carico, dovrai fornire i documenti relativi alla situazione familiare. Cosa viene dichiarato nel modello 730? Nel Modello 730 vengono dichiarati i redditi, le detrazioni e le deduzioni fiscali del contribuente. Ecco alcuni degli elementi principali che possono essere dichiarati nel Modello 730: Redditi di lavoro dipendente: Questo include i redditi derivanti da un rapporto di lavoro subordinato, come stipendi, salari, indennità e altri compensi ricevuti come dipendente. Redditi di pensione: Vengono dichiarati i redditi derivanti da pensioni e altre forme di previdenza sociale. Redditi di lavoro autonomo: Se il contribuente svolge attività lavorativa come libero professionista o imprenditore autonomo, i redditi derivanti da tali attività devono essere dichiarati. Redditi da capitale: Ciò include redditi derivanti da interessi, dividendi, plusvalenze, affitti, royalties e altre forme di reddito da investimenti. Detrazioni e deduzioni fiscali: Vengono dichiarate le spese che danno diritto a detrazioni o deduzioni fiscali, come spese mediche, interessi sul mutuo, spese per l’istruzione, contributi previdenziali, donazioni a enti benefici, ecc. Familiari a carico: Se il contribuente ha familiari a carico, come coniuge e figli, possono essere dichiarate le informazioni relative ai loro redditi e detrazioni. Questi sono solo alcuni degli elementi che possono essere inclusi nella dichiarazione del Modello 730. La compilazione specifica dipende dalla situazione finanziaria e fiscale del contribuente. È importante raccogliere e conservare tutti i documenti e le ricevute pertinenti per supportare le informazioni dichiarate. Quanti modelli di 730 esistono? Esistono tre tipi principali di 730: Modello 730 precompilato: questo tipo di dichiarazione è precompilato dall’Agenzia delle Entrate in base alle informazioni fornite dai datori di lavoro, dagli enti previdenziali e da altre fonti ufficiali. Il contribuente può verificare, integrare o modificare i dati precompilati e presentare la dichiarazione con tali modifiche. Modello 730 ordinario: questo tipo di dichiarazione richiede al contribuente di compilare manualmente tutti i dati relativi ai redditi, alle detrazioni e alle deduzioni. In genere, è necessario raccogliere tutti i documenti pertinenti, come certificati di reddito, ricevute mediche e spese detraibili, e inserire manualmente le informazioni nel modello 730. Entrambi i tipi di 730 consentono ai contribuenti italiani di presentare la loro dichiarazione dei redditi e calcolare le imposte dovute in modo semplificato rispetto ad altri modelli di dichiarazione. Il modello 730 congiunto: il modello 730 congiunto è una specifica modalità di presentazione del modello 730, che permette a due coniugi o conviventi di compilare e presentare una sola dichiarazione dei redditi congiunta anziché due dichiarazioni separate. In pratica, consente a due persone che soddisfano i requisiti per la compilazione del modello 730 di unire le proprie informazioni fiscali in un’unica dichiarazione, semplificando così il processo di dichiarazione dei redditi per le coppie. Per poter utilizzare il modello 730 congiunto, è necessario che i coniugi o conviventi soddisfino i seguenti requisiti: Siano coniugati o siano coniugi separati legalmente ma non divorziati, oppure siano conviventi di fatto (cioè vivano insieme come se fossero sposati) da almeno tre anni al 31 dicembre dell’anno di riferimento. Non abbiano redditi diversi da quelli di lavoro dipendente o assimilati (ad esempio, pensioni o redditi assimilati alle pensioni). I redditi da lavoro autonomo, redditi fondiari, redditi di capitale o altri redditi di natura diversa non devono essere presenti. Non siano titolari di partita IVA. Se i requisiti sopra elencati sono soddisfatti, i coniugi o conviventi possono optare per la presentazione del modello 730 congiunto. In questo caso, entrambi i coniugi devono compilare il modello 730 indicando i propri dati e redditi, ma la dichiarazione viene presentata come un’unica unità familiare. Quali sono i vantaggi della presentazione del modello 730? La presentazione del modello 730, che in Italia è utilizzato per la dichiarazione dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, offre diversi vantaggi sia per i contribuenti che per l’amministrazione fiscale. Ecco alcuni dei principali vantaggi della presentazione del modello 730: Semplicità: Il modello 730 semplifica notevolmente il processo di dichiarazione dei redditi per i lavoratori dipendenti e i pensionati. È progettato in modo intuitivo e fornisce sezioni specifiche per inserire i dati relativi alle diverse tipologie di reddito, detrazioni e crediti d’imposta. Precompilato: Il modello 730 è precompilato con i dati forniti dai sostituti d’imposta, come i datori di lavoro e gli enti previdenziali. Ciò significa che molte informazioni fiscali, come il reddito da lavoro dipendente e le ritenute d’acconto, sono già presenti nel modello, semplificando ulteriormente la compilazione per i contribuenti. Detrazioni automatiche: Il modello 730 include molte detrazioni fiscali comuni, come spese mediche, interessi passivi del mutuo, contributi previdenziali obbligatori e altri oneri deducibili. Queste detrazioni sono calcolate automaticamente in base ai dati precompilati, riducendo il rischio di errori e semplificando il processo per i contribuenti. Facilitazioni per famiglie: Il modello 730 prevede agevolazioni fiscali specifiche per le famiglie, come detrazioni per i figli a carico, bonus bebè e bonus famiglia. Queste agevolazioni sono facilmente applicabili nel modello e consentono alle famiglie di beneficiare di benefici fiscali significativi. Assistenza fiscale: La presentazione del modello 730 consente ai contribuenti di avvalersi dell’assistenza di un sostituto d’imposta (ad esempio, un commercialista o un Caf) per la compilazione e la presentazione della dichiarazione dei redditi. Questo può essere particolarmente utile per affrontare questioni complesse o ottenere consulenza personalizzata. Rimborso più rapido: Se il contribuente ha diritto a un rimborso fiscale, la presentazione del modello 730 può accelerare il processo di rimborso. Poiché il modello contiene già molti dati precompilati, l’amministrazione fiscale può elaborare la dichiarazione più rapidamente e rilasciare il rimborso in tempi più brevi rispetto ad altre modalità di dichiarazione. Tuttavia, è importante notare che il modello 730 ha anche alcune limitazioni. Ad esempio, non è adatto per lavoratori autonomi o per coloro che hanno redditi da fonti diverse dal lavoro dipendente o dalla pensione. In questi casi, potrebbe essere necessario utilizzare il modello Unico, che è più complesso ma consente una maggiore flessibilità nella dichiarazione dei redditi. Differenza modello 730 e Modello unico l “Modello Unico” è un altro tipo di dichiarazione dei redditi utilizzata in Italia. Ecco le principali differenze tra il Modello Unico e il Modello 730: Complessità della compilazione: Il Modello Unico è più complesso da compilare rispetto al Modello 730. Nel Modello Unico, il contribuente deve fornire in modo dettagliato tutte le informazioni relative ai redditi, alle detrazioni, alle deduzioni e alle altre componenti fiscali. Al contrario, il Modello 730, specialmente il precompilato, semplifica il processo fornendo già alcuni dati precompilati, riducendo così la quantità di informazioni da inserire manualmente. Scelta del contribuente: Il Modello 730 è disponibile solo per i dipendenti e i pensionati che soddisfano determinati requisiti specifici. I lavoratori autonomi, i professionisti e altri soggetti che non rientrano nelle categorie idonee devono utilizzare il Modello Unico per la presentazione della loro dichiarazione dei redditi. Responsabilità: Con il Modello 730, l’Agenzia delle Entrate assume la responsabilità per la compilazione dei dati precompilati, anche se il contribuente ha la possibilità di verificarli e apportare eventuali modifiche. Nel Modello Unico, la responsabilità di compilare correttamente tutti i dati spetta interamente al contribuente. Scadenze: Le scadenze per la presentazione del Modello 730 e del Modello Unico possono essere diverse. Di solito, il Modello 730 deve essere presentato entro Fai la tua dichiarazione dei redditi con noi di TEAM SERVICE Frattamaggiore

  • Proroga rottamazione a Giugno 2023

    Prorogati i termini al 30 giugno 2023 per aderire alla rottamazione quater. La scadenza, inizialmente prevista al 30 aprile 2023, è stata decisa dal Governo per concedere maggiore tempo ai contribuenti in difficoltà a regolarizzare le proprie posizioni. Cosa è la Rottamazione quater? La Rottamazione quater è una misura adottata per agevolare i contribuenti in difficoltà nel pagamento delle cartelle esattoriali. La definizione agevolata, consente di pagare le somme dovute in modo rateale e di usufruire di una riduzione delle sanzioni e degli interessi di mora. Nello specifico, l’importo dovuto per la Definizione agevolata delle cartelle potrà essere versato in un’unica soluzione oppure dilazionato in un massimo di 18 rate in 5 anni, con le prime due (di importo pari al 10% delle somme complessivamente dovute) in scadenza al 31 luglio e 30 novembre 2023. Di conseguenza è differito al 30 settembre 2023 (invece del 30 giugno 2023) il termine entro il quale l’Agenzia delle entrate-Riscossione trasmetterà ai contribuenti la “Comunicazione delle somme dovute” per il perfezionamento della Definizione agevolata (fissato in precedenza al 30 giugno 2023). La rottamazione cartelle è stata introdotta nel 2021 e prevedeva fino a pochi giorni fa la possibilità di aderire fino a fine Aprile 2023. Anche coloro che, ad esempio, non sono riusciti a pagare le rate della rottamazione ter per il 2022 entro le date di scadenza fissate possono presentare domanda per beneficiare della nuova definizione agevolata. Non importa quale sia il motivo del mancato versamento. Proroga Rottamazione quater, necessari dei correttivi La proroga della Rottamazione quater cartelle al 30 giugno 2023 è senza dubbio una buona notizia per i contribuenti, ma allo stesso tempo è necessario apportare dei correttivi per renderla più efficace ed equa. In particolare, occorre rivedere il criterio di calcolo delle rate e della riduzione delle sanzioni e degli interessi di mora. Il calcolo delle rate, infatti, è basato sull’importo delle cartelle esattoriali, senza tener conto della situazione finanziaria dei contribuenti. Questo rende difficile per coloro che si trovano in difficoltà economiche aderire alla rottamazione e adempiere ai pagamenti previsti dal piano di rateizzazione. Inoltre, la riduzione delle sanzioni e degli interessi di mora è molto limitata e non tiene conto delle ragioni che hanno portato alla difficoltà di pagamento da parte dei contribuenti. Aderisci aa rottamazione in modo veloce con Team Service Affidati alla professionalità dei centri Team Service per verificare la situazione debitoria ed aderire alla rottamazione, puoi contattarci per tutte le informazioni. Per verificare la propria situazione debitoria e per inviare la successiva richiesta di adesione alla Rottamazione quater, è possibile utilizzare lo SPID. Grazie all’identità digitale sarà possibile collegarsi al sito dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione e scaricare in pochi minuti le proprie cartelle esattoriali. Dopo aver esaminato la propria posizione, sarà possibile aderire alla definizione agevolata. Non è obbligatorio avere l’identità SPID attiva ma è fortemente consigliato poichè rende più agevole e veloce la procedura. Puoi attivare subito la tua identità a distanza, richiedendo il servizio di rilascio SPID con . Basterà effettuare la verifica di riconoscimento in videochiamata da remoto. Durante il video riconoscimento è obbligatorio essere in possesso di documento di riconoscimento (carta di identit à, patente o passaporto) e tessera sanitaria in originale ed in corso di validità. Gli operatori per la video identificazione sono disponibili tutti i giorni della settimana, 24 ore su 24. Dopo il riconoscimento, riceverai a mezzo mail le credenziali per poter utilizzare l’identità digitale SPID.

  • Gestione completa contratti di locazione a canone concordato

    Guida definitiva al contratto di affitto a canone concordato. Se vuoi mettere a reddito un abitazione sicuramente non puoi fare a meno di conoscere il canone concordato Il contratto di affitto a canone concordato è una particolare tipologia di contratto di locazione basato su un canone di locazione calmierato, e calcolato in base ad una serie di parametri da associazioni territoriali di proprietari di casa ed inquilini. Stipulare un contratto di affitto a canone concordato comporta vantaggi fiscali sia per l’inquilino che per il proprietario di casa. Per questo motivo conoscere e saper applicare questo tipo di contratto può essere fondamentale. Locazione a Canone Concordato Il canone concordato è stato introdotto dalla Legge n. 431/1998, all’articolo 2 comma 3. In particolare, questa legge è intervenuta nel mercato delle locazioni per identificare dei limiti massimi e minimi applicabili ai canoni di locazione degli immobili. Fino allo scorso anno, il canone concordato poteva essere utilizzato soltanto in alcune grandi città italiane. Le c.d. città ad “alta tensione abitativa“. Si trattava ad esempio di città come Roma, Bologna, Torino, e Milano dove da sempre è esistita una certa scarsità degli alloggi, domanda ed offerta non sempre riuscivano a trovare un equilibrio. Il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 16 gennaio 2017, (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2017), ha aggiornato le disposizioni attuative della Legge n. 431/1998 in materia di contratti di locazione a canone concordato. Il decreto ha recepito i contenuti della Convenzione sottoscritta il 25 ottobre 2016 tra le organizzazioni nazionali di rappresentanza della proprietà edilizia e quelle dei conduttori. Questo aggiornando i contenuti del precedente decreto interministeriale del 5 marzo 1999. La convenzione (prevista dall’art. 4, comma 1, della Legge n. 431/1998 e recepita dal provvedimento),costituisce il punto di partenza per la stipula delle convenzioni territoriali. Convenzioni alle quali potranno poi fare riferimento locatori e conduttori nella stipula dei singoli contratti a canone concordato. Anche per esigenze transitorie e per studenti. In particolare, vengono definiti i parametri per la determinazione del canone a condizioni conformi a quelle stabilite con l’assistenza delle organizzazioni di categoria, le quali potranno anche certificare la rispondenza del contratto stesso agli accordi territoriali. Canone concordato per tutti i Comuni In pratica, oltre all’aggiornamento dei criteri per la determinazione del canone, con il Decreto è estesa la possibilità di sottoscrivere tali contratti anche nei comuni diversi da quelli ad “alta tensione abitativa“. Questo in quanto le norme convenzionali risulteranno applicabili alla sola condizione che l’ente territoriale di riferimento abbia sottoscritto i relativi accordi. Contratti a Canone Concordato: chi può stipularli? I contratti di locazione a canone concordato possono essere stipulati solo per immobili:  Destinati ad uso abitativo. Le disposizioni non si applicano ai contratti di locazione relativi agli immobili vincolati (ai sensi della Legge n. 1089/39), o inclusi nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9; Situati in un Comune Italiano. Da queste caratteristiche, quindi, risultano esclusi gli immobili destinati ad uso commerciale, ma anche ad uso foresteria. Ad oggi, quindi, è possibile siglare contratti a canone concordato in qualsiasi comune nel quale sia stato raggiunto un accordo territoriale, seguendo lo schema riportato nell’allegato A al decreto. Modalità del Contratto di locazione a Canone Concordato Per poter applicare correttamente un contratto di locazione concordato è necessario che ci sia una durata ben precisa. A differenza dei cosiddetti contratti a canone libero, dalla durata di 4 anni più ulteriori 4 anni, i contratti a canone concordato hanno durata variabile. La durata più comune di questa tipologia di contratti è la seguente:  3 + 2, 5 + 2, 6 + 2 anni per le locazioni a lungo termine;  da 1 a 18 mesi per le locazioni transitorie; siamo collegati e affiliati a 2 associazioni sindacali di categoria a maggiore rappresentatività nazionale ossia : Confproprietà che rappresenta i proprietari di immobili Federcasa che rappresenta gli inquilini i contratti che gestiamo pertanto sono vidimati e certificati da ambedue le associazioni sindacali di categoria

  • Fattura elettronica: cos’è, a che serve, come aprirla

    Dal gennaio 2019 tutte le fatture emesse, a seguito di cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti o stabiliti in Italia, possono essere solo fatture elettroniche. La fattura elettronica, in sintesi, è un documento digitale che contiene tutte le informazioni della fattura e del mittente e ha il medesimo valore legale della fattura cartacea. Le fatturazioni elettroniche – come riporta anche il sito dell’Agenzia delle entrate – comporta diversi vantaggi soprattutto in termini di praticità, risparmio (di tempo e anche di materiali) e di efficienza. In questo articolo esaminiamo in maniera dettagliata la fattura elettronica (o fattura digitale) soffermandoci sulle principali domande: che cos’è la fattura elettronica? Quali sono le principali differenze con la fattura cartacea? A cosa serve? E poi: in che modo è possibile aprire la fattura elettronica? Entriamo subito nel vivo dell’argomento rispondendo alla prima domanda e scopriamo insieme che cos’è la fattura elettronica. Fattura elettronica: che cos’è? La fattura elettronica è un documento digitale. In questa breve definizione, che non vuole essere esaustiva, descriviamo implicitamente la fattura elettronica anche in contrapposizione a quella cartacea; partendo dalle differenze si possono evincere e tratteggiare le principali caratteristiche della fattura elettronica. La fattura elettronica, essendo un documento digitale, va redatta necessariamente mediante l’utilizzo di un dispositivo: pc, tablet o anche smartphone. Inoltre, a differenza di quella cartacea, deve essere trasmessa al cliente elettronicamente tramite il Sistema di Interscambio (SdI), di cui tratteremo più approfonditamente in seguito. La ratio della fattura elettronica è quella di ridurre i tempi – è immediata -, gli sprechi (carta) e i costi (di stampa, di spedizione e conservazione documenti). Infatti, la fattura elettronica può essere eseguita gratuitamente utilizzando il servizio apposito reso disponibile dall’Agenzia delle entrate. Per quanto concerne invece l’ottimizzazione delle tempistiche, la fattura elettronica rende molto più veloce il processo di contabilizzazione dei dati, essendo possibile acquisire la fattura solo sotto forma di file XML (eXtensible Markup Language). In questo modo è altresì possibile ridurre – al minimo – gli errori, spesso anche frequenti, propri dell’acquisizione manuale. In più la fatturazione elettronica (detta anche fatturazione digitale o fatturazione telematica) conferisce certezza alla data esatta di emissione e consegna incrementando l’efficienza dei rapporti tra fornitori. La fattura elettronica ha dunque delle caratteristiche ben precise che discendono da regole giuridiche che ne indicano tassativamente i requisiti. Esaminiamo meglio questo aspetto. Fattura elettronica: requisiti e normativa La fatturazione elettronica è stata introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento dal Decreto Legislativo n. 52 del 2004 in cui erano già contenuti i principali requisiti. In particolare è attualmente stabilito che: Una volta compilata, i dati non possono essere modificati Deve essere riportata data e ora di creazione fattura Per garantire l’autenticità del documento deve essere presente la firma elettronica del titolare (che non è obbligatoria però tra privati) Il formato deve essere tassativamente XML Le fatture devono essere spedite attraverso il sistema di interscambio Le fatture devono essere trasferite con il codice identificativo dell’ufficio di destinazione per la PA; codice destinatario e indirizzo PEC del titolare di Partita Iva. La fatturazione elettronica verso la Pubblica Amministrazione è diventata obbligatoria con il decreto Ministeriale 55/2013; la legge di Bilancio 2018 ha poi esteso l’obbligo di fatturazione elettronica anche alle relazioni con i privati, ad esclusione dei titolari di partita Iva in regime forfettario. Per approfondire l’argomento è possibile visitare il sito web ministeriale contenente tutte le informazioni sulla fattura elettronica. Vediamo adesso, in sintesi, in cosa consiste il Sistema di Interscambio (SdI). Fattura elettronica e Sistema di Interscambio Il già citato Decreto Ministeriale n. 55 del 2013, come si evince anche dal sito dell’Agenzia delle Entrate: stabilisce le regole in materia di emissione, trasmissione e ricevimento della fattura elettronica e definisce le modalità di funzionamento del Sistema di Interscambio. Il Sistema di Interscambio è gestito dall’Agenzia delle entrate e permette di: ricevere fatture sotto forma di file effettuare controlli sui file ricevuti inoltrare le fatture verso le PA destinatarie, o verso cessionari/committenti privati (B2B e B2C) Da quanto premesso si evince, di contro, che la fattura elettronica non inviata in questa modalità è considerata come non emessa, con tanto di sanzioni per chi l’ha emessa e impossibilità di detrarre l’iva relativa alla transizione oggetto di fattura. Il sistema di interscambio come detto riceve le fatture, opera un controllo sui requisiti tassativamente previsti – dati di emittente e destinatario, numero di fattura, data di emissione, descrizione dei beni o prodotti venduti, dati IVA etc. – e accerta che sia indicato indirizzo telematico a cui spedire la fattura (PEC o Codice Destinatario), infine inoltra la fattura al destinatario specificato. Il Sistema di Interscambio provvede anche a inviare all’emittente una ricevuta di recapito con tutti i suoi dati e ora e data esatta. Veniamo ora al procedimento di apertura di fattura elettronica. Come aprire fattura elettronica Come scritto in precedenza, dal 1 gennaio 2019 la fatturazione elettronica è obbligatoria – sia nei rapporti commerciali verso altre Partite Iva sia nei confronti dei consumatori finali – eccezion fatta per i titolari di partita Iva in regime forfettario, anche se è previsto per questi l’utilizzo su base volontaria. Vi sono diversi modi per leggere e conservare le fatture; logicamente la prassi presuppone dei passaggi preliminari propedeutici, come ad esempio la creazione di una Posta elettronica certificata che puoi aprire con il nostro supporto. Attiva la PEC con Team Service frattamaggiore, oppure puoi fare un upgrade per ampliare lo spazio in casella o, se già la utilizzi, rinnovarla in caso di scadenza. Noi di Team Service ti forniamo un supporto concreto anche per la fatturazione elettronica (B2B, B2C e PA). Con il nostro servizio puoi: compilare, inviare, ricevere e conservare le tue fatture elettroniche. In più potrai inviare le tue fatture elettroniche al commercialista e contare sulla nostra assistenza. Se non sei troppo pratico di digitale, ti diamo una mano noi a compilare le tue fatture elettroniche: basta che ci invii le tue fatture in formato cartaceo (o PDF) e noi le trasformiamo in formato XML e le inviamo al posto tuo. Il nostro servizio di fatturazione elettronica è veloce, economico e semplice; abbiamo creato un’interfaccia di immediato utilizzo facile da compilare proprio come una fattura cartacea e, in più, avrai a tua disposizione una rubrica per clienti e prodotti che vendi. Attiva adesso il servizio fatturazione elettronica di Team Service frattamaggiore. Hai bisogno di un consulto?contattaci al 348-3045385

  • Rottamazione 2023 : tutto quello che devi sapere

    Italo Stanislao 9 - 03 - 2023 Fonte Team Service La rottamazione 2023 (rottamazione quater), prevista dalla legge di bilancio 2023, è una definizione agevolata che consente ai contribuenti di sanare i debiti tributari maturati fino al 30 giugno 2022, pagando le somme dovute in un numero limitato di rate, senza interessi e more. Ecco una guida completa per capire come funziona la rottamazione quater 2023 e come aderirvi. Qual è l’ambito di applicazione della definizione agevolata? La rottamazione 2023 è applicabile ai debiti tributari maturati fino al 30 giugno 2022, quali ad esempio: le imposte sul reddito; le addizionali; l’IVA; la TARSU e la TASI. Quali sono i debiti che rientrano nella definizione agevolata? Rientrano nella rottamazione quater 2023 tutti i debiti tributari maturati fino al 30 giugno 2022, che non siano già oggetto di procedure esecutive o di pignoramento presso terzi. Vediamo degli esempi : Debiti tributari, come tasse e imposte dovute allo Stato o ad enti locali; Multe per infrazioni al codice della strada; Debiti previdenziali, come contributi dovuti all’INPS o all’INPDAP; Debiti per sanzioni amministrative; Debiti dovuti a enti pubblici diversi dallo Stato e dalle Regioni; Debiti per contributi dovuti a enti previdenziali privati. Quali sono i debiti che non rientrano nella definizione agevolata? Non rientrano nella rottamazione quater 2023 i debiti relativi a sanzioni pecuniarie e penali, nonché i debiti per i quali sia stata emessa una sentenza definitiva o un atto di accertamento esecutivo. Vediamone alcuni: Debiti per prestazioni di servizi pubblici, come l’acqua, il gas, l’energia elettrica e il telefono; Debiti dovuti per prestazioni sanitarie; Debiti per tributi locali diversi dalle tasse e dalle imposte; Debiti dovuti per la mancata o tardiva presentazione della dichiarazione dei redditi; Debiti per sanzioni penali; Debiti per contributi dovuti a enti previdenziali pubblici diversi dall’INPS e dall’INPDAP. Per aderire alla definizione agevolata devo fare una richiesta? Sì, per aderire alla definizione agevolata della rottamazione quater, è necessario presentare una richiesta all’agente della riscossione, che sarà incaricato di verificare la sussistenza dei requisiti necessari, tra cui la regolarità fiscale e la sussistenza di debiti tributari non estinti con altre modalità. La domanda può essere presentata direttamente presso uno sportello dell’Agenzia delle Entrate Riscossione o tramite il loro sito web utilizzando lo SPID, oppure è possibile rivolgersi ad un centro servizi specializzato. È importante sottolineare che la richiesta di adesione alla rottamazione delle cartelle deve essere presentata entro il termine previsto dalla legge, che solitamente è stabilito in una data compresa tra febbraio e marzo dell’anno in cui è prevista la definizione agevolata ed è necessario fornire alcune informazioni, tra cui i dati anagrafici del richiedente, l’elenco dei debiti che si intendono estinguere attraverso la rottamazione quater e la modalità di pagamento prescelta. Inoltre, potrebbe essere necessario allegare altri documenti, a seconda delle circostanze specifiche. La presentazione della domanda di adesione alla rottamazione 2023 comporta l’accettazione dei termini e delle condizioni previste dalla normativa, tra cui il pagamento delle somme dovute in un numero limitato di rate e la rinuncia ad eventuali azioni di recupero coattivo per i debiti estinti. Pertanto, è importante valutare attentamente le proprie situazioni finanziaria e fiscale prima di presentare la domanda. Cosa succede dopo aver presentato la domanda di adesione alla definizione agevolata? Dopo aver presentato la domanda di adesione alla definizione agevolata, l’agente della riscossione (ex Equitalia) valuterà la domanda per verificare che sia valida e che il debitore abbia i requisiti necessari per aderire alla rottamazione. Se la domanda viene accettata, l’agente della riscossione provvederà a inviare al debitore una comunicazione di accettazione della domanda con le informazioni sulle rate da pagare e la scadenza per ciascuna di esse. In caso contrario, verrà inviata una comunicazione di rigetto, con l’indicazione delle motivazioni che hanno impedito l’accesso alla definizione agevolata. Devo pagare in unica soluzione oppure posso rateizzare? Il debitore può scegliere se pagare in unica soluzione o rateizzare le somme dovute per la definizione agevolata. Tuttavia, se il debitore sceglie di rateizzare, deve essere in grado di dimostrare di avere la capacità di pagare le rate in modo regolare. Cosa succede se non si paga una rata o se si paga in ritardo? Se non si paga una rata della rottamazione 2023, ciò può comportare la decadenza dalla definizione agevolata e l’avvio delle procedure esecutive da parte dell’agente della riscossione, per il recupero del debito non pagato. Questo significa che l’ente può procedere con il pignoramento dei beni o con l’iscrizione di ipoteca sulla proprietà immobiliare del debitore, fino al soddisfacimento del debito. Inoltre, in caso di mancato pagamento, possono essere applicate sanzioni e interessi di mora. Se si presenta la domanda di adesione alla definizione agevolata, cosa succede rispetto alle procedure attivate o attivabili dall’agente della riscossione per il recupero dei debiti indicati nella domanda? La presentazione della domanda di adesione alla definizione agevolata implica la sospensione di eventuali procedure di recupero coattivo già avviate o attivabili dall’agente della riscossione per i debiti indicati nella domanda. Questo significa che, fino a quando la definizione agevolata non viene completata, non saranno possibili pignoramenti o sequestri per i debiti inclusi nella domanda. In conclusione, la rottamazione 2023 è un’opportunità per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione (Ex Equitalia) di definirli in modo agevolato, pagando meno e in rate più comode. La presentazione della domanda di adesione sospende eventuali procedure di recupero coattivo e permette di evitare ulteriori sanzioni e interessi di mora. Tuttavia, è importante rispettare i termini e le scadenze previste per evitare che la definizione agevolata venga considerata nulla e che i debiti vengano richiesti nuovamente. Spero che questo articolo ti sia stato utile e ti abbia fornito tutte le informazioni di cui avevi bisogno sulla rottamazione 2023. Condividi su

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